l nodo di queste settimane, mesi e anni è e sarà il Pnrr. Sul Piano nazionale di ripresa e resilienza, prepariamoci a infinite discussioni, previsioni e contestazioni. Speriamo anche: realizzazioni. Perché i circa 200 miliardi — tra sovvenzioni a fondo perduto e prestiti ultra agevolati — concessi all’Italia dall’Unione europea dopo la tragedia della pandemia, sono considerati unanimemente un’occasione irripetibile per il rilancio di un Paese fermo da troppi lustri.
Il problema è che, in un circolo vizioso che ha del diabolico, sono alcuni degli stessi problemi cronici che il Piano dovrebbe risolvere — burocrazia, deficit di infrastrutture e di personale tecnico adeguato — a ostacolare le possibili soluzioni, col rischio di un clamoroso autogol: l’incapacità di usare i fondi e lo spreco di un’opportunità storica.
È questo il contesto in cui si collocano le polemiche di questi giorni, con il governo che da una parte è tentato di attribuire la responsabilità dei ritardi a chi l’ha preceduto, dall’altra accelera riforme come quella del codice degli appalti, in modo da togliere intralci alla «messa a terra» del Pnrr.
Sul primo punto, i lettori del Corriere hanno il privilegio di un editoriale quanto mai atteso di Francesco Giavazzi: il grande economista, nostra firma storica, è stato anche il principale consigliere di Mario Draghi nei 18 mesi che hanno raddrizzato l’Italia: ogni sua parola sarà letta stamattina con molta attenzione dall’intera classe dirigente del Paese.
“L’Economia” di Gianluca Mercuri
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